lunedì 1 giugno 2015

GTE by night

A marzo 2014 riesco finalmente a scendere sotto le 10 ore e con estrema gioia dichiaro di aver concluso con la GTE.

Ma confermando il detto che i corridori son bugiardi, eccomi di nuovo ad affrontare questa traversata probabilmente nell'unico modo che mi mancava ovvero farla di notte.

In questa avventura, riesco perfino a coinvolgere l'amico Mario e così decidiamo di provarci fra venerdì 29 e sabato 30 maggio, a quattro giorni dalla luna piena.

La direzione scelta è quella Pomonte - Cavo, non tanto perché la preferisco, ma perché ci consentirà di essere autonomi sia per raggiungere la partenza (con autobus) che per rientrare dall'arrivo (con l'aliscafo), inoltre, procedendo da ovest ad est, potremo sfruttare completamente la luce del tramonto e quella dell'alba.

Piuttosto irritato per il considerevole ritardo dell'autobus, una volta riempita la sacca idrica alla fonte di Pomonte, finalmente alle 20.10 faccio partire gps e cronometro.

L'ottima temperatura e lo spettacolare tramonto, che mi imporrà di scattare anche qualche foto, infondono gioia ed energia; arriveremo a Malpasso in 1 ora e 46 minuti, è tutto così fantastico!
Come prevedibile, il calare del buio impone estrema attenzione, ciò non ostante inciamperò molte volte evitando di cadere solo grazie all'andatura moderata.

Con l'entusiasmo alle stelle, scendiamo verso Procchio dove ci aspetta il primo punto di ristoro.
Mario, reduce da una contrattura al polpaccio, mi informa sulla possibilità che debba fermarsi a Casa Marchetti, non vuole rischiare di farsi male e nemmeno di rallentarmi.

Superato monte San Martino, tre luci nel buio si avvicinano verso di noi, sono Gianni, Ivanna e Michele che partiti da Cavo stanno facendo la GTE nel senso contrario al nostro.
Trascorreremo poco più di tre minuti a salutarci infondendoci coraggio a vicenda.
Sono decisamente più preparati, bravi e veloci di noi, ma per qualche minuto questo piacevole incontro mi fa quasi sentire uno di loro, bello!

Casa Marchetti, secondo punto di ristoro, raccolgo cibo e acqua dall'auto di Mario e lo ringrazio per la compagnia, come preannunciato rientra a casa.
"Tieni il telefono acceso, se sono nei guai ti chiamo" gli chiedo allontanandomi nell'oscurità.

In un istante cambia tutto, non più la sua luce vicina, il ritmo dei suoi passi, i suoi commenti; solo buio e silenzio, sono le 02,35, mi avvicino un po' teso alla zona di pascolo delle mucche e del toro...

Brevissima esitazione di fronte al recinto elettrico, mi chino per scivolarci sotto.
Lo stato di sonnolenza avvertito a monte Orello è completamente svanito, sono concentratissimo.

Sembra tutto tranquillo, dei bovini nessuna traccia, finché me lo trovo di fronte ad una ventina di metri. 
Due grosse sfere chiare, quasi eteree poi la massiccia sagoma proprio al centro del percorso.
Cerco di nascondere la paura e continuo lentamente ad avanzare.
A quanto pare la cosa lo irrita, con un muggito di sfida batte più volte lo zoccolo a terra, pronto alla carica.
Devo trovare rapidamente una soluzione, mi sposto così verso sinistra, cercando di uscire dalla sua visuale, invano.

Improvvisamente la recinzione elettrica, forse son salvo!
La passo rapidamente, se prima ero nel recinto adesso dovrei esserne fuori.
Così è, ma ne sarò certo solo dopo qualche minuto, lungo la salita verso lo sterrato del Buraccio; è andata bene!

Raduno le forze e mi avvicino verso Cima di Monte, so che una volta superato potrò avanzare ad un buon ritmo.
Inaspettatamente altro colpo di scena, mi ritrovo immerso in nubi basse, la visibilità è pessima, faccio veramente fatica a vedere il sentiero.
A pochi metri un branco di capre selvatiche, sorprese quanto me, mi osservano stupite; tenterò di fotografarle, ma è solo una miriade di piccole e sbiadite sfere brillanti che impressioneranno la fotografia. 

Aia di Cacio, dai Max non mollare!
Esco dalla macchia, raggiungo l'asfalto della Parata dove avevo lasciato acqua e barrette energetiche, sono le 05,18 comincia a far giorno, aspettavo con ansia questo momento.

Mi concedo circa sei minuti di riposo e lentamente affronto l'ultima fatica, la salita di monte Grosso.
Raggiungo la cima salutato da un sole infuocato, bellissimo, tanto che perdo del tempo nel cercare di fotografarlo.

Avevo già tolto luce frontale e bandana, adesso Capo Vita è sotto di me.
Con un buon passo cerco di non mollare, gli ultimi chilometri tutti di corsetta, camminare? 
Mai!

L'obiettivo non è più arrivare, ma stare nelle 11 ore.
Arresto il gps ed il cronometro a via Procchi (ex via Frugoso), segnano 10 ore 52 minuti e 35 secondi.
E' finita!

Sono le 07,02, l'aliscafo per Portoferraio parte alle 09.00,  una bella colazione al bar me la sono proprio meritata.


p.s.
Ottima la luce frontale (ONnight 410) mentre la felpa di Mario mi ha salvato dall'umidità delle ultime ore.
Nel pomeriggio sentito Gianni, il tempo da loro impiegato è stato decisamente inferiore, circa 8 ore e 40'.

Max